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fordell_mancusoInteressa fino al 70% delle persone colpite da ictus. I neurologi la definiscono “negligenza spaziale unilaterale”, meglio conosciuta come neglect. Insorge quando una persone riporta  un danno cerebrale all’emisfero destro e si manifesta nell’impossibilità di considerare una parte dello spazio, quella sinistra. Il paziente può anche non essere in grado, con la mano destra, di trovare e stringere la sua mano sinistra. Da un piatto scompare la parte di pietanza che è a sinistra. Quando uno si fa la barba, rade solo la parte destra del viso. Difficile muoversi: se il paziente è su una sedia a rotella, non riesce a percepire lo spazio che è alla sua sinistra.

Una patologia alla quale lavorano da tempo sia la Clinica di riabilitazione toscana con l’equipe guidata dal dottor Mauro Mancuso sia l’Università svedese di Umea, fondata nel 1965 e classificata al ventitreesimo posto tra i migliori istituti d’istruzione del mondo al di sotto dei 50 anni di nascita dalla rivista britannica Times Higher Education. L’equipe svedese è guidata dalla professoressa Helena Fordell che ieri ha avuto un incontro sia con gli operatori della Crt che con un gruppo di studenti dell’Università di Siena.

Ho avuto incarico dal mio governo di individuare centri riabilitativi in diversi stati: dall’Inghilterra, agli Stati Uniti, all’Italia – afferma Helena Fordell. Strutture con le quali collaborare. Ho avuto modo  di vedere come agisce la Crt e come sia capace di valorizzare il lavoro di èquipe. Per queste ragioni intendo indicare la CRT come clinica di riferimento per l’Italia con cui attivare  progetti e scambio di competenze“.

L’equipe svedese – sottolinea Mauro Mancusoha messo a punto un programma di realtà virtuale per sostenere la riabilitazione delle persone che applicheremo nella nostra clinica. E’ una tecnica che induce il paziente a prendere progressivamente consapevolezza della “realtà” alla sua sinistra. Quella di ieri è stato un importante scambio di esperienze. La neglect è una delle patologie alle quali lavoriamo nel nostro laboratorio per i disturbi cognitivi. Svolgiamo una ricerca traslazionale, applicata cioè sul campo per consentire ai nostri pazienti di godere immediatamente dei benefici che derivano dai risultati del nostro lavoro. In questa attività abbiamo molti riferimenti non solo in Europa e il lavoro che stiamo conducendo con l’università svedese rientra in questo ambito”.

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