CHE COS’È?

Le stimolazioni cerebrali non invasive (Non Invasive Brain Stimulation – NIBS) sono tecniche di neuromodulazione che permettono di modificare l’attività di specifiche aree della corteccia cerebrale.

Tali metodiche, sperimentate e applicate nel contesto della medicina occidentale moderna, basata sulle evidenze scientifiche, sono oggi considerate uno strumento essenziale della medicina di precisione. Esse, infatti, permettono di modificare direttamente l’attività dei circuiti cerebrali responsabili di un disturbo in maniera molto più precisa di quanto non avvenga con i farmaci.

Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta

La Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (Transcranial Direct Current Stimulation – tDCS) consente di modulare l’eccitabilità corticale attraverso l’applicazione di una debole corrente elettrica erogata per alcuni minuti attraverso due elettrodi posti sulla testa del paziente (un elettrodo attivo posto sulla regione corticale target che si intende stimolare ed un elettrodo di riferimento). Le intensità di corrente utilizzate sono circa 1-2 mA e la durata di stimolazione dura dai 10 ai 20 minuti, a seconda del protocollo selezionato. La corrente indotta è in grado di modulare transitoriamente l’eccitabilità corticale, facilitando la risposta delle cellule cerebrali agli stimoli e conseguentemente inducendo cambiamenti plastici nei network di regioni cerebrali coinvolte in determinate funzioni. La capacità di modulare l’attività cerebrale offre nuove prospettive terapeutiche, integrando la tDCS come parte di un approccio multidisciplinare. L’importanza della tDCS si estende oltre la ricerca di base, trovando applicazioni cliniche in diverse condizioni neurologiche e psichiatriche. Studi clinici hanno esplorato gli effetti della tDCS in ambito neurologico, in pazienti affetti da cerebrolesioni acquisite o patologie degenerative, in modalità “off-label” nella riabilitazione di vari deficit cognitivi (ad es. afasia, neglect, aprassia…) e motori, in combinazione ai trattamenti convenzionali, ai fini di potenziarne l’efficacia.

Stimolazione Magnetica Transcranica

La Stimolazione Magnetica Transcranica (Transcranial Magnetic Stimulation – TMS) consente, attraverso una stimolazione relativamente focale del tessuto nervoso, di modificare l’eccitabilità dei neuroni sottostanti il sito di stimolazione e di indurre dei cambiamenti plastici nei network cerebrali coinvolti in determinate funzioni, al fine di favorirne il recupero. Nello specifico, l’applicazione prevede l’utilizzo di campi magnetici transienti erogati sulla testa del paziente mediante una bobina stimolatrice, che consente di modificare l’attività dei neuroni delle aree sottostanti allo stimolatore. Il funzionamento si basa sul principio di induzione elettromagnetica (Legge di Faraday): la corrente che passa all’interno della bobina, genera un campo magnetico che, a sua volta, induce, attraversando lo scalpo del paziente, in modo del tutto indolore, un’attività elettrica nella corteccia cerebrale sottostante, modulando l’attività dei neuroni. In base ai parametri di stimolazione utilizzati l’eccitabilità dei neuroni può essere ridotta (inibizione) o aumentata (facilitazione). L’obiettivo è quello di modulare l’attività cerebrale delle zone interessate, ristabilendo un adeguato equilibrio funzionale, al fine di trattare alcune patologie psichiatriche e neurologiche. Si tratta di una tecnica introdotta a metà degli anni ‘80 dal ricercatore Dr. Anthony Barker che, con il suo gruppo di lavoro, l’ha utilizzata per valutare il sistema motorio e studiare la funzione di diverse regioni cerebrali, suggerendone il possibile potenziale terapeutico (Barker et al., 1985). Circa 10 anni dopo, Greenberg e colleghi hanno indagato gli effetti in pazienti con disturbi d’ansia e disturbo ossessivo compulsivo (Greenberg et al., 1997; Rodriguez-Martin et al., 1996). Da allora, l’applicazione di questa tecnica si è diffusa sempre di più, sia con finalità di ricerca che clinico terapeutiche.

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